Riflessione biblica di P. Luisetti.
Non so quale Bibbia leggi abitualmente a casa tua, ma questa breve riflessione biblica potrebbe apportare qualche sorprendente novità che prima non conoscevi. Giustamente ci si chiede come facciano i moderni traduttori della Bibbia a non essere univoci, unanimi e concordanti nel loro lavoro. Una minima addizione (nota come interpolazione) apportata al testo originale può essere non solo fuorviante e disutile, ma contagiosa negli effetti che produce.

Lo studio è suddiviso in tre parti associate:

1). Ha veramente Gesù dichiarato essere puri tutti gli alimenti che vengono consumati? (P. Luisetti).

2). Il Codice Sinaitico (K. Tischendorf).

3). Appendice per l’approfondimento (Ellen G. White).

      Il passaggio biblico nel Vangelo di Marco 7:18,19 riguarda la risposta data da Gesù ai suoi discepoli che lo interrogarono sul discorso fatto poco prima alla folla. Il maggior numero di traduzioni in italiano lo recita così: «18 Non capite che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non lo può contaminare, 19 perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina? Così dicendo dichiarava puri tutti i cibi».

      Per un’analisi biblica corretta bisogna partire dal contesto e tenerne conto. Questo piccolo studio biblico si propone di essere accolto da tutti, in particolare dai quei cristiani di stampo “liberale” che ritengono legittimo mangiare ogni specie di cibo a loro volere e piacere. Essi non si sentono moralmente preoccupati di avere trasgredito qualche divieto divino perché la Bibbia, su questo punto, è dalla loro parte! Secondo loro, Gesù ha inaugurato con questa frase una nuova èra, scardinando gli antichi paradigmi alimentari della legge di Mosè (Cfr. Levitico 11).

      Che sia ben chiaro: il punto fondamentale di questo racconto del vangelo di Marco va esclusivamente relazionato alla tradizione farisaica che obbligava il giudeo praticante lavarsi le mani prima di mangiare. Il discorso di Gesù non alludeva minimamente allo status di purezza in sé dei cibi o delle vivande commestibili per l’uomo. Dopo aver sentenziato che gli alimenti assunti vengono “smaltiti” (purgati) nella latrina, nel luogo segreto, nel gabinetto, nella fogna, nella toilette, termina qui la parabola di Gesù (Cfr. anche Matteo 15:10-20).

      La supposta dichiarazione di Gesù, nell’aver detto che i cibi sono tutti puri, è un’alterazione postuma (interpolazione) del testo prodotto da uno zelante amanuense ignoto. L’aggiunta del correttore che — presumibilmente in buona fede — voleva “spiegare” le intenzioni di Gesù nel formulare la parabola, si permise di accodare al vers. 19 la breve frase fuorviante: Cosí dicendo, dichiarava puri tutti i cibi. Non facente parte del discorso, dovremmo rifiutare questo inserto supplementare? Certamente sì, perché in alcuni dei più antichi manoscritti greci, come ad esempio nel Codice Sinaitico, manca. Quindi, nella traduzione va evitato.

          E le traduzioni nelle numerose lingue straniere come agiscono verso questa dichiarazione finale di Gesù? Quasi tutte la racchiudono nelle parentesi tonde o quadrate, con note e commenti a piè di pagina che rimandano alla sua origine. Queste timide annotazioni personali (con eventuali sfumature) possono però influenzare il rimanente corpo del testo biblico. Cioè, se l’appartenenza confessionale del traduttore — se nel caso lo vuole fare — potrebbe tendere in maniera favorevole a un dogma o dottrina propugnata dalla propria chiesa.

           Che cosa dobbiamo fare allora? Il caso delle traduzioni delle Bibbie commercializzate non è per niente disperato. Continuiamo ad affidarci a loro, ma leggiamole con discernimento! 

      Chi desidera condividere queste informazioni, raccolte al posto delle sei pagine originali, può farlo scaricando questa versione fortemente ridotta che ho riunito in una sola pagina.