PER APPREZZARE IL VALORE DELLA REDENZIONE, È NECESSARIO COMPRENDERE QUANTO ESSA SIA COSTATA.
Nota introduttiva del compilatore Luisetti.

Il primo scritto dell’autrice sul tema delle sofferenze di Cristo fu pubblicato già nel 1869 e ripubblicato molto simile dieci anni dopo nella forma di quattro articoli nel periodico avventista The Signs of the Times (1879). Nella seguente dichiarazione sulle sofferenze fisiche e morali attraversate da Cristo (Cfr. Tesori delle Testimonianze, 1988, vol. III, pp. 216-217), Ellen White rivela le sue profonde aspirazioni nell’esporre questo argomento:

“Recentemente mi sono svegliata, durante la notte, e ho avuto una visione delle sofferenze di Cristo per gli uomini. Vidi il suo sacrificio, il disprezzo e la derisione da lui subìti da parte degli empi, la sua agonia nel Giardino del Getsemani, il tradimento di Giuda e la sua crocifissione. Vidi Cristo in mezzo a un folto gruppo di persone. Egli cercava di inculcare nelle loro menti i suoi insegnamenti, ma veniva disprezzato e respinto da loro. Eppure gli uomini lo disprezzavano. Tale scena mi procurò una grande tristezza. Gridai a Dio: “Che ne sarà di questa gente? Nessuno di loro vorrà rinunciare all’alta opinione che ha di sé per cercare il Signore come fa un piccolo fanciullo? Nessuno si umilierà davanti a Dio, pentendosi e confessando le proprie colpe?”
Mi fu presentata l’agonia di Gesù nel Giardino del Getsemani, quando il calice misterioso vacillava nella mano del Redentore. «Padre, se è possibile, — Egli pregava — passi oltre da me questo calice!» (Matteo 26:39). Mentre pregava il Padre, delle grosse gocce di sangue cadevano dal suo volto al suolo. Le forze delle tenebre erano raccolte intorno al Salvatore per scoraggiarlo. Rialzatosi dal suolo si diresse verso il luogo dove aveva lasciato i suoi discepoli, dopo aver loro detto di vegliare e di pregare con lui per non essere vinti dalla tentazione. Voleva vedere se essi comprendevano la sua agonia, perché aveva bisogno di simpatia umana. Li trovò addormentati. Tre volte andò da loro e ogni volta li trovò che dormivano.
Tre volte il Salvatore pregò: «Padre, se è possibile, passi oltre da me questo calice». Fu là che il destino di un mondo perduto oscillò sulla bilancia. Se Gesù avesse rifiutato di bere il calice ne sarebbe derivata la rovina eterna del genere umano. Ma un angelo dal cielo fortificò il Figliolo di Dio perché accettasse il calice e ne bevesse l’amaro dolore. (…)
Mentre queste cose mi venivano presentate così vividamente, pensai: “Io non potrò mai esporre interamente questo argomento alla gente”. Io vi ho dato solo una pallida idea di quello che mi fu presentato. Ho ripensato a quel calice tremante nelle mani di Cristo e mi sono resa conto che Egli avrebbe potuto rifiutare di berlo e lasciare che il mondo perisse nel suo peccato. Bisogna che ogni energia della mia vita sia consacrata all’opera di conquista delle anime per lui”.

IL PREZZO DELLA REDENZIONE
Per apprezzare il valore della redenzione, è necessario comprendere quanto essa è costata. Dobbiamo considerare con maggiore ampiezza di vedute la vita, i patimenti e la morte del Figlio di Dio. Un concetto limitato del sacrificio compiuto in nostro favore, induce molti a stimare al di sotto del suo valore la grande opera dell’espiazione.
Il glorioso piano della salvezza dell’umanità è la manifestazione dell’amore infinito di Dio Padre. «Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Giovanni 3:16, NR 1994). L’amore manifestato da Dio nel dare il Figlio alla morte dell’umanità decaduta, fece stupire gli angeli. Il Salvatore era la gloria dello splendore della gloria e la fedele immagine della sua persona. Egli possedeva la maestà e la perfezione divine. «È piaciuto al Padre che tutta la pienezza abiti in lui». «Il quale, essendo in forma di Dio, non reputò rapina essere eguale a Dio. E pure annichilì se stesso, prese forma di servo, fatto alla somiglianza degli uomini. E, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, essendosi fatto ubbidiente fino alla morte della croce» (Filippesi 2:6-8, D).
Cristo acconsentì a morire al posto del peccatore, affinché l’uomo, mediante una vita di ubbidienza, potesse sfuggire alla condanna della Legge di Dio. La morte del Cristo non ha né annullato la Legge, né affievolito i suoi diritti, né distrutto la sua sacra dignità. Egli stesso dichiarò che era venuto non per abolire la Legge, ma per compierla. Mentre il sistema dei sacrifici, che prefiguravano la morte del Cristo, doveva spirare con Lui, la legge morale rimase intatta. Cristo proclamò la giustizia di Dio nel punire i trasgressori della Legge, in quanto subì su se stesso il castigo per salvare dalla maledizione l’uomo colpevole. Mediante il sacrificio di Cristo, l’uomo poteva essere redento e l’autorità della Legge divina mantenuta. La morte del diletto Figliuolo di Dio mostra l’immutabilità della Legge del Padre suo.
In Cristo il divino e l’umano erano fusi insieme. Il Figlio di Dio rivestì l’umana natura per abbracciare con il suo braccio umano i figli di Adamo, mentre con il suo braccio divino afferrava il trono dell’Infinito, unendo così la terra al cielo e l’uomo a Dio. Gli angeli che non conoscevano il peccato, non potevano simpatizzare con l’uomo nelle sue peculiari prove; ma rivestendo l’umana natura, Cristo si preparò a comprendere le nostre tentazioni e i nostri dolori. Il Redentore «è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato» (Ebrei 4:15, LND) e «poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto a coloro che sono tentati» (Ebrei 2:15, LND). O incomparabile condiscendenza! Il Re di gloria si assoggetta alle umane infermità e si addossa il peso dei peccati dell’uomo per potere schiudere la porta della speranza ad una stirpe decaduta. Questo è davvero l’amore «che sopravanza ogni intelligenza» (Filippesi 4:7, LND).
Coloro che vogliono, in qualche maniera, valutare il prezzo pagato per la nostra redenzione, seguano il Figliuolo di Dio negli atti che coronarono il suo sacrificio. Continua…

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© Pierluigi Luisetti