16 novembre 2019. Fonte dell’articolo in inglese:  https://adventistreview.org/1844-the-day-year-principle/

Autore di questo articolo:
CLIFFORD GOLDSTEIN

Un recente articolo online ha messo in discussione il principio giorno-anno, in particolare riguardante Daniele 8:14 (riferito ai 2.300 giorni), dove l’autore afferma che la profezia si sia adempiuta circa 200 anni prima di Cristo. Se avesse ragione, allora la Chiesa Avventista del Settimo Giorno sarebbe costruita con errori sopra errori, farciti all’interno con altre menzogne. I nostri pionieri si sarebbero sbagliati di grosso, non solo per quanto riguarda il giudizio, ma anche per quanto riguarda i tempi (si sarebbero sbagliati in realtà di circa 2000 anni). Se ciò che questo sito web “avventista” ha pubblicato fosse vero, Ellen White è un falso profeta e noi siamo ciò che hanno sempre affermato i nemici della Chiesa Avventista del Settimo Giorno: un culto.

A questo punto, cosa possiamo dire del principio giorno-anno, in modo particolare riferito a Daniele 8:14?

In primo luogo, questo attacco è un po’ come l’herpes simplex: arriva, svanisce e riappare di nuovo, nonostante la nostra chiesa abbia prodotto un enorme materiale accademico e di pubblica divulgazione che dimostra la validità del principio giorno-anno (ad es. v. Selected Studies on Prophetic Interpretation, William Shea, Biblical Research Institute (Silver Spring, Md., 1992).

Inoltre, gli studiosi della Bibbia, sia ebrei che cristiani hanno usato per secoli e usano ancora il principio giorno-anno. È questa una prova che esso sia corretto, facendone loro uso? Ovviamente no. Ciò rende solo evidente che anche altri hanno applicato il detto principio.

Due testi sono amati dagli Avventisti del Settimo Giorno riguardo al principio giorno-anno: Numeri 14:34 ed Ezechiele 4:6. Presi da soli questi due testi non provano che dobbiamo applicare il principio a Daniele 8:14. Dimostrano solo che l’idea di “un giorno sta per un anno” (Ezechiele 4:6) nel contesto della profezia biblica è valido, anche se esistono molte prove del principio giorno-anno senza ricorrere a questi testi. In effetti, lo stesso Daniele 8 fa così tanto appello al principio giorno-anno che il capitolo diventa privo di senso senza di esso.

La profezia di Daniele 8 consiste in una visione di quattro elementi sequenziali: un montone, un capricorno, un piccolo corno e la purificazione del santuario (Dan. 8:1-14). Queste tre entità sono interpretate nel capitolo come tre diversi imperi che sorgeranno fino a quando il terzo, l’ultimo impero (il piccolo corno), sarà distrutto in modo soprannaturale (vedi Dan. 8:25 e 2:34,45) al “tempo della fine”[1] (Dan. 8:17; vedere anche Dan. 8:19). L’ariete è la Medio-Persia (Dan. 8:20); il capricorno, Grecia (vers. 21); e il piccolo corno, che viene raffigurato come più grande della Medio-Persia o della Grecia, è Roma sia pagana che papale (versi 23-25), che esisterà fino alla fine dei tempi.

Come ultimo elemento si ha la purificazione del santuario: Egli mi disse: «Fino a duemilatrecento giorni; poi il santuario sarà purificato» (Dan. 8:14, LND).

Ciò che ha spinto Daniele a menzionare la purificazione del santuario, l’ultimo dei quattro elementi del capitolo, è stata una domanda posta nel versetto precedente: “Poi udii un santo che parlava. E un altro santo chiese a quello che parlava: «Fino a quando durerà la visione del sacrificio quotidiano, dell’iniquità devastatrice, del luogo santo e dell’esercito abbandonati per essere calpestati?» (vers. 13, NR 1994).

Una traduzione più letterale recita: «Quanto durerà la visione, il quotidiano e la trasgressione della desolazione nel calpestare il santuario e l’esercito?»

La domanda riguarda gli eventi dell’intera visione. La domanda potrebbe essere parafrasata in questo modo: per quanto tempo dureranno queste cose, Medio-Persia, Grecia e Roma?

La risposta data è di 2.300 giorni? Circa sei anni e quattro mesi?

Nella seconda guerra mondiale i bombardieri alleati rasero al suolo la città di Dresda. Supponiamo che, tra le rovine fumanti, qualcuno abbia chiesto al sindaco di Dresda: “Quanto ci vorrà prima che la città venga ricostruita?”

Egli rispose: “Fra circa quattro giorni e tre ore tutto sarà messo al suo posto”.

Considerato in quella risposta il contesto della città, non ha alcun senso che Daniele 8 parli di un tempo della durata di soli 2,300 giorni. Solo la Medio-Persia coprì pochi secoli, e Roma (prima pagana e poi papale) esisteva dapprima dell’incarnazione di Cristo. Ovviamente, si intende qualcosa di diverso dai 2.300 giorni letterali. Se si applica il principio giorno-anno, al posto di poco più di sei anni, di giorni se ne ottengono 2.300, il che si adatta agli eventi rappresentati nella maniera che sei anni e quattro mesi non hanno senso.

Inoltre, Daniele 8 non parla di un ariete e di un capricorno che combattono, o di un piccolo corno che getta “a terra le stelle” (Daniele 8:10). Questi sono simboli profetici, immagini che raffigurano qualcosa d’altro di loro stessi. In questa logica, l’unica profezia temporale nella visione, non dovrebbe — allo stesso modo — essa stessa rappresentare ben qualcosa d’altro?

Infine, se l’essere celeste che parlava con Daniele 8:14 avesse voluto fare intendere sei anni e quattro mesi letterali, sicuramente lo disse in modo strano. La frase “2.300 sere e mattine” non è il modo in cui la Bibbia esprime il tempo letterale.

Quando l’autore descrisse il periodo in cui Davide regnò da Ebron, al posto di scrivere: “regnò su Giuda sette anni e sei mesi” (2 Sam. 5:5), avesse scritto — per supposizione — che “regnò su Giuda 2.737 sere e mattine”, ovviamente si sarebbe inteso qualcosa di diverso dal tempo letterale. Allo stesso modo, la frase “2.300 sere e mattine” mostra che in questa profezia si intendeva ugualmente il tempo simbolico, non letterale.

Per questi e altri motivi, Daniele 8:14 esige il principio giorno-anno, in cui viene dimostrato che i nostri fondatori avevano ragione, mentre l’articolo che ho menzionato all’inizio del mio saggio è sbagliato. Perché coloro che si professano Avventisti del Settimo Giorno dovrebbero promuovere una posizione che relega la nostra chiesa a un culto? Beh, è una questione tra loro e Dio. Per il resto, noi possiamo essere certi che, come disse l’interprete celeste a Daniele, la profezia «delle sere e delle mattine, che è stata spiegata, è vera», e che «riguarda cose che avverranno fra molti giorni» (Dan. 8:26, CEI).

Quanti giorni?

Per essere esatti, fino al 1844.

[1]  Nota del compilatore: nel libro Il gran conflitto di Ellen White (cap. 17) ella afferma che con il devastante terremoto di Lisbona del 1755 si apre l’inizio della fine dei tempi che culmineranno con il ritorno di Cristo.

Note aggiuntive del compilatore

La data profetica del 1844 è stata spesso attaccata dall’interno per destabilizzare i pilastri dottrinali della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, ma essa è sempre rimasta inalterata dagli albori fino ad oggi, con un riflesso di maggiore splendore e bellezza per il credente del 21mo secolo.

Il negazionista moderno (di cui fa allusione l’autore all’inizio), dopo avere passato la sua stagione di gloria e di grande rumore nell’esporre i suoi errori finirà — come altri del passato — sugli scogli della ribellione totale e abbandono della verità. Finché esiste un avversario della Verità, esisteranno sempre movimenti sovversivi ed erronei che devono essere affrontati senza mezzi termini come fecero San Paolo o l’apostolo Pietro nelle loro epistole.

Walter Robert Scragg, un dirigente della nostra denominazione, spentosi nel 2010, dopo 48 anni di servizio nella Chiesa avventista, lasciò scritto queste parole in un suo breve articolo su Adventist Review, gennaio 1982, p. 7: “Non abbiamo rimosso e non vediamo il motivo per cui dovremmo rimuovere una qualsiasi delle dottrine chiave della nostra piattaforma di credenze”. 


Per chi conosce l’inglese consiglio di scaricare per l’approfondimento il documento PDF (98 pp.) di Clifford Goldstein dal titolo: 1844-Made simple (1989) a questo link QUI, dove l’autore racconta dapprima la sua conversione da ebreo secolarizzato all’avventismo, poi entra in profondità sul tema che è stato da lui tracciato brevemente nel saggio che avete appena letto.

Attenzione: Un bellissimo articolo (15 pp.) in tre parti dello svizzero Dr. Jean Zurcher (1918-2003) che fu pubblicato su Adventist Review nel 1981 si collega in maniera perfetta al nostro articolo di Goldstein. Lo si può scaricare QUI nel mio sito, tradotto da me. Alcuni lettori mi hanno mandato dei messaggi di apprezzamento circa i contenuti esposti, soprattutto a riguardo la terza parte. Non mancate di scaricarlo!

Prima parte: Il principio giorno-anno.
Seconda parte: I tempi profetici di Daniele 9.
Terza parte: Prove astronomiche a sostegno del principio giorno-anno.


© Pierluigi Luisetti