Ellen White scrive: «Molti protestanti ritengono che la religione cattolica non sia attraente e che i suoi riti consistano in cerimonie prive di significato. Si sbagliano. Sebbene il cattolicesimo si fondi sull’inganno, non si tratta però di una grossolana impostura. Il cerimoniale delle funzioni religiose della Chiesa Cattolica Romana è particolarmente suggestivo. La sua pompa e i suoi riti solenni colpiscono i sensi e impongono il silenzio alla ragione e alla coscienza. Si rimane affascinati. Magnifiche chiese, imponenti processioni, altari dorati, reliquari fastosi, dipinti di grande valore, squisite sculture, fanno appello all’amore per la bellezza. L’orecchio viene attratto da musiche insuperabili, dalle note armoniose dell’organo e dal canto melodioso di molte voci che echeggiano sotto le maestose volte e lungo le navate delle grandi cattedrali. Tutto questo riempie la mente di timore e di riverenza». Ellen G. White: Il gran conflitto, Edizioni ADV Firenze, 2011, p. 442.

Chi non ha visto almeno una volta alla televisione come si svolge l’esposizione a braccia tese verso l’alto dell’Evangeliario (Raccolta dei quattro evangeli in un solo libro, vedi foto), portato con pomposa processione liturgica verso l’altare durante la messa? L’attento osservatore comprenderà che tutto quello che accade in quei momenti di solennità si svolge in modo teatrale, ostentato, è pura recitazione, una fiction che rasenta l’abuso teologico. A volte accade che l’Evangeliario è coperto parzialmente da un panno per evitare di venire a contatto con mani impure. L’Evangeliario mostrato orgogliosamente ai fedeli come un’opera d’arte è diventato — mi si perdoni l’accostamento — la caricatura del Vangelo! In quelle circostanze, del libro Sacro, impreziosito da miniature e ricche rilegature, se ne fa un altro oggetto di culto, lo si venera nondimeno di tante altre reliquie esposte ai fedeli per essere baciate con grande profusione di incenso e ripetuti inchini con mani giunte. Strano, ma il papa — quando è lui a presiedere la cerimonia — si concede il plateale gesto di baciarlo come segno di devozione. Anche se fatto con le migliori intenzioni, questo bacio non è il bacio della sposa allo sposo!  Ha forse dimenticato il papa che la Parola di Dio è una spada a due lame che giudica non solo i sentimenti ma anche i pensieri del cuore? (Cfr. Ebrei 4:12)

Le chiese protestanti non usano questi richiami per farsi accettare o rendersi credibili, non hanno bisogno della pompa celebrativa cattolica e non venerano e non baciano né il solo Vangelo né la Bibbia ma applicano modestamente i loro insegnamenti “in spirito e verità”.

Per sostenere tutto il complicato apparato dottrinale che la distingue da altre chiese cristiane, la Chiesa cattolica, deve assolutamente fare presa sugli scritti antichi dei loro “padri” spirituali. Mentre il Concilio di Trento (1545-1563) stabilì che la tradizione è uguale e persino superiore alla Sacra Scrittura, Gesù afferma chiaramente: «Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». (Giovanni 7:38) Al contrario, questi scritti della patristica — in molte parti — contraddicono le sacre parole di Dio e lasciano spazio a molti inquietanti interrogativi ai quali la Chiesa non sa rispondere per mancanza di autorità scritturale.

Non dimentichiamo mai che le più severe rampogne di Gesù Cristo, a suo tempo, furono rivolte agli scribi e ai farisei, a coloro che si ritenevano gli unici custodi del deposito spirituale affidato al popolo di Israele da parte di Dio: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità». (Matteo 23:27,28)

Nell’articolo su Famiglia cristiana n. 7, 2006 di Mons. Cosmo Ruppi (1932-2011), di cui ho tratto alcune parti salienti, si poteva leggere:

«La Tradizione e la Sacra Scrittura non sono due cose separate, ma strettamente legate fra di loro, come due affluenti che sfociano nello stesso fiume, che è la Rivelazione. La Sacra Scrittura è la Parola di Dio scritta sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. La Tradizione è l’insegnamento degli Apostoli e dei loro successori. Nel corso del tempo, la Chiesa, fondata sugli Apostoli, ha letto, interpretato e insegnato la Scrittura. Scrittura e Tradizione sono come un pozzo d’acqua, formato da due canali che costituiscono il deposito della verità. E noi vi attingiamo l’acqua per vivere da buoni cristiani. … La verità è come un grande pozzo, formato da due canali: la Scrittura e la Tradizione. E noi possiamo attingere l’acqua da questo meraviglioso pozzo col secchio grande o con quello piccolo…».

Non è vero, ricordiamolo bene. La Scrittura e la tradizione non sono né connesse né congiunte come viene affermato in questo articolo formulato pari pari sulla base del Catechismo cattolico (Capitolo 2, Articolo 2, paragrafo II).

Da lunghi secoli la chiesa cattolica reclama l’autorità di possedere solo lei la facoltà di spiegare e interpretare le Sacre Scritture in virtù di essere l’unica depositaria della successione apostolica. Quando non ha argomenti scritturali a sua difesa nella disputa teologica, essa ricorre ai Padri della chiesa (Origene, Agostino, Crisostomo, Girolamo, Tommaso d’Aquino e molti altri). Facendo uso dei loro scritti, attinge come la samaritana — per modo di dire — “dal pozzo della tradizione”, l’antico pozzo di Giacobbe.

Vorrei ricordare agli amici cattolici che Giacobbe, figlio di Isacco, fu quel patriarca che ingannò con uno stratagemma suo fratello gemello Esaù di fronte al vecchio padre ipovedente, per appropriarsi del diritto di primogenitura con la sua benedizione paterna. (Cfr. Genesi 32:24-32) FINE

Pierluigi Luisetti. 05-09-2022.
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Confronta la mia riflessione parallela cliccando QUI: La Samaritana e il pozzo della tradizione.


     © Pierluigi Luisetti, riveduto il 2-5-2023.