Introduzione di Pierluigi Luisetti: Nelle 6 pagine che precedono questo articolo ho illustrato la natura delle due leggi, ossia la Legge dei 10 comandamenti e la legge cerimoniale. Un’errata comprensione del diverso ruolo e funzione delle due leggi possono generare ulteriori scismi tra i cristiani di varie denominazioni o appartenenza di fede. Fino a quando tra i cristiani non si sia compreso a fondo la netta distinzione dei 2 codici, prevarranno solo scontri ed esacerbate discussioni. Se questa realtà culminasse nella reciproca derisione e sfiducia, potrebbero alzarsi nuove barriere di separazione. Lo scherno teologico innestato in queste dispute non farà altro che dispiacere al nostro Salvatore e “rattristare” lo Spirito Santo (Efesini 4:30).

QUALE LEGGE È STATA ABROGATA?

Il ragionamento principale sostenuto da numerose chiese cristiane di stampo evangelico-carismatico è nella sostanza questo: la vecchia Legge, ossia i dieci comandamenti scritti da Dio su tavole di pietra e consegnati a Mosè sul monte Sinai, sono stati abrogati e sostituiti dal Nuovo e migliore Patto offerto da Gesù sul Calvario quale primo immensurato dono della sua Grazia salvifica. Il secondo potente dono consisterebbe nella presenza dello Spirito Santo accordato a ciascuno che crede in Lui quando nasce di nuovo, per cui egli non è più sotto il vincolo della Legge ma quello dello Spirito! Le comunità evangeliche e pentecostali, sorte in ogni dove nella nostra Italia, si distinguono soprattutto per la loro condotta liberale; ovunque si può udire nei loro ranghi l’eco di questa pretesa di libertà cristiana. Tra le altre chiese cristiane – di origine più remota – fa eccezione la Chiesa cattolica che rispetta e onora la Legge di Dio, ma la presenta in parte nella forma corrotta e amputata nei suoi catechismi. Lì, il secondo comandamento è sparito completamente, mentre il quarto – divenuto il terzo – recita: “Ricordati di santificare le feste”. A tutte quelle chiese che invocano il Signore Gesù come loro Capo e maestro, egli direbbe ancora una volta quello che disse nel dibattito ai Sadducei: «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio» (Matteo 22:29).

Ellen White, scrive ugualmente in Patriarchi e Profeti, Edizioni AdV, 2003, pag. 303,304:

Molti cercano di confondere questi due sistemi legislativi, riferendo i testi che parlano della legge cerimoniale alla legge morale, per provare che quest’ultima è stata abolita. Ciò significa travisare le Scritture. Tra i due codici vi è una differenza profonda ed evidente. Il sistema cerimoniale era costituito dai simboli che preannunciavano il Cristo, la sua morte e il suo ruolo di sacerdote in cielo. Il rituale e i sacrifici prescritti da queste norme sarebbero stati osservati dagli ebrei finché l’intero simbolismo non fosse stato adempiuto dalla morte del Cristo, l’Agnello di Dio che porta su di sé le colpe dell’umanità. In quel momento, tutte le offerte sacrificali avrebbero dovuto cessare. È questa legge «l’atto accusatore» che il Cristo «ha tolto di mezzo inchiodandolo sulla croce» (Colossesi 2:14). Al contrario, a proposito dei dieci comandamenti il salmista dichiara: «In perpetuo, o Eterno, la tua parola è stabile nei cieli». (Salmo 119:89)

Quanto cercherò di illustrare qui è l’aspetto dominante di questa visione distorta che si concentra unicamente sul Dono di Grazia offerto da Dio al credente, senza le opere della Legge. A prima vista, il discorso della sola grazia senza le opere scorre “liscio” dentro le giunture della propria coscienza ed è facile da accettare da coloro che chiedono poche rinunce nella loro vita. Sotto certi aspetti razionali la sola grazia senza le opere è seducente, ma trascura molte altre parti importantissime rivelate nella Bibbia. Gli altri cristiani che non la pensano in quest’ottica sono qualificati “fondamentalisti”, sono “gli otri vecchi”, nei quali non riesce a penetrare il “vino nuovo”, essendo quest’ultimi legati al peso della vecchia Legge di Mosè. Purtroppo, chi ragiona così si sbaglia di molto e in varie maniere. Mi sforzerò di provarlo nel prosieguo.

GLI AVVENTISTI SI DIFENDONO. Ai Cristiani Avventisti del Settimo Giorno è rivolto spesso questa domanda: ma come? Voi osservate ancora lo shabbat, il sabato? Chi fa discorsi simili dimentica, o ignora, che il sabato è stato consegnato all’uomo venticinque secoli prima nel paradiso dell’Eden, a creazione ultimata, cioè al settimo giorno. Sul Monte Sinai, dove il popolo Israele non era ancora stato organizzato come tale, fu ricordato e riaffermato come valido perché era conosciuto, ma purtroppo dimenticato durante i 400 anni di prigionia in Egitto. Se gli Avventisti ubbidiscono alle richieste del quarto comandamento ordinato e benedetto da Dio come riposo dalle attività lavorative non fanno altro che riconoscerne la sua continua validità. Chiaro questo? Come si può ignorare la bellezza e l’importanza di questo comandamento quando si odono obiezioni di quel tipo? Il sabato non è un “optional” cristiano, è un comandamento, un ordine divino che si allaccia all’opera di Creazione della prima settimana. Non ha niente a che vedere con la Risurrezione di Cristo; esso si trova descritto ampliamente in Esodo 20:8-11 che recita:

Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato.

La categoria di cristiani di stampo liberale non demorde e ribatte a questo modo: “Il sabato era valido solo per gli Ebrei! Siamo stati dispensati e sollevati dall’osservanza del sabato! Ora dobbiamo osservare la domenica al suo posto perché il giorno della risurrezione di Gesù è diventato più importante per il cristiano”.

In assenza di un valido fondamento biblico per tale dispensa, i cristiani liberali presentano a loro difesa una serie di versetti di natura complessa estrapolati qui e là dalla Bibbia. Sono prevalentemente parole scritte dall’apostolo Paolo nelle sue lettere ai Romani, ai Galati, ai Colossesi, agli Ebrei eccetera, svincolate dal loro contesto storico e culturale. All’occorrenza, nel confronto con gli Avventisti, questi passaggi biblici sono recitati da loro in modo superficiale, inadeguato e improprio (Vedi l’esempio classico in Colossesi 2:14-16). A volte, le citazioni sono accompagnate da costoro con un debole sorriso di compassione che vorrebbero segnare la nostra ignoranza nella Bibbia…

Una delle battaglie più dure che noi Avventisti ci troviamo ad affrontare, riguarda proprio l’autorità della Bibbia. Noi seguiamo il metodo interpretativo storico-biblico della Scrittura e non quello storico-critico. È la Bibbia che si auto interpreta, regola dopo regola, precetto dopo precetto, un poco qui, un poco là (Cfr. Isaia 28:13). La Bibbia non si deve usare come uno straccio per fare tabula rasa di tutto ciò che non piace o chiede una rinuncia alle proprie idee, alle proprie convinzioni.

Dove si trova allora da parte dei cristiani liberali l’errore interpretativo di fondo? Il loro errore capitale sta annidato nel non sapere. Oppure, nel non volere conoscere esattamente quale Legge sia stata annullata quando nel Nuovo Testamento se ne parla in vari luoghi. Non dimentichiamo che nel famoso discorso sulla Montagna, il grande Maestro Gesù pronunciò queste parole lapidarie ai suoi contemporanei: “Non pensate che io sia venuto per abrogare la Legge o i profeti; non sono venuto ad abrogare ma a compiere” (Matteo 5:17, Bibbia San Paolo). Come si può pensare che le sue parole valessero solo per quel tempo? Chi di noi si permetterà di ignorarle o dare loro un senso diverso?

RIASSUNTO. Riassumiamo dunque quali tipi di Legge furono affidati a Mosè sul Monte Sinai. Al monte Sinai ci sono stati dati due tipi di Legge che sono state presentate ampiamente nelle pagine che precedono questo studio.

1) I Dieci Comandamenti hanno valore universale per tutti gli uomini di ogni tempo, scritti da Dio stesso con il suo dito (cfr. Esodo 31:18) su due tavole di pietra. Questi Comandamenti mostrano le esigenze di Dio verso tutte le sue creature (i primi quattro) e insegna (negli altri sei) la condotta che ognuno debba mantenere verso il prossimo. Staranno alla base del giudizio divino che si terrà a suo tempo.

2) Poi c’è un numero infinito di leggi chiamate cerimoniali, scritte da Mosè su pergamena durante i quaranta giorni di permanenza con il Signore sulla vetta della stessa montagna: trattano la salute, l’alimentazione, la proprietà, l’eredità, la gravidanza, il divorzio, le liti, il prestito di denaro, la guerra eccetera. Furono consegnate al popolo d’Israele – nel divenire – ed erano periodicamente riformulate durante le feste solenni (chiamate anche sabati), durante i riti sacrificali e nelle adunanze di adorazione. Si trovano scritte in Levitico e ripetute in Deuteronomio; avevano una valenza transitoria e non fanno parte del giudizio divino.

Questi rotoli erano messi accanto all’arca di Alleanza o del Patto (cfr. Deuteronomio 31:26). L’arca del Patto è quello scrigno di acacia che conteneva le due tavole di pietra e la verga di Aronne. Queste leggi o prescrizioni festive, in quelle forme, cessarono di valere dopo la morte di Cristo, il quale le adempì secondo le Scritture per rendere efficace, completa la nostra salvezza eterna.

COSA ACCADDE AL TEMPIO QUANDO GESÙ MORÌ? Quando Gesù morì, l’evangelista Matteo, descrivendo il decesso di Gesù all’ora nona, scrisse: “Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò e le rocce si schiantarono” (Matteo 27:51). Da quel momento in poi il cerimoniale ebraico condotto dai sacerdoti della tribù dei Leviti, cessò di esistere per sempre, perché questo era “ombra di cose future” che dovevano avverarsi con la venuta di Cristo. Questo fu il cerimoniale cancellato, quando l’apostolo Paolo scriveva ai Colossesi 2:14: “…avendo cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce…”.

L’apostolo parla qui di un documento scritto a mano che fu inchiodato alla croce, (χειρόγραφον = cheirógrafon, nel testo greco) non parla di nessuna Legge morale. Pertanto, il comandamento del sabato non è mai stato inteso da nessun apostolo come “figura o ombra di cose future”. Riflettiamo bene il senso di queste parole di San Paolo e non facciamogli dire quello che non c’entra.

PER CONCLUDERE UN PICCOLO QUIZ

Che frutti sono questi? A prima vista, chi non è un intenditore, direbbe che questi frutti  sono dei limoni di grosse dimensioni. Non è così, sono dei cedri molto maturi. Questi agrumi sono i capostipiti della famiglia, noti al Sud della nostra Penisola.

Una coppia di cedri maturi (Foto PD)

Con quest’immagine voglio evidenziare che la Legge morale e la legge cerimoniale sono “due frutti differenti”, come lo sono il limone e il cedro che contemplano un uso alimentare diverso.  Lo dichiaro con forza: la Legge e la Grazia coesistono da sempre e si completano armoniosamente, esse non sono mai state in conflitto tra di loro, né nel passato, né ora, né lo saranno nel futuro fino al ritorno di Cristo! Faccia quindi attenzione chi predica e insegna la Bibbia, a non interpretare male la Legge di Dio per non essere trovato poi da Cristo come un servitore inutile.

Fine commento di P. Luisetti.

Scarica il file “Con il dito di Dio”. Per completezza questo articolo è stato unito alle sei pagine di uno studio già precedentemente pubblicato (Titolo: Confrontiamo le due leggi), raggiungendo in questo modo un insieme di 10 pagine.

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©Pierluigi Luisetti