INTRODUZIONE alla riflessione di P. Luisetti.

Sappiamo che le Bibbie che si vendono un po’ ovunque sono state tradotte dall’originale ebraico antico, l’aramaico e il greco ellenistico. Nei tempi più remoti questo avveniva da parte di singole persone, studiosi qualificati in queste lingue; ne cito qualcuno: Girolamo, Wycliff, Tyndale, Lutero, Melantone, Diodati, Martini, Tischendorf, Luzzi, ecc. Ai giorni nostri, nel campo teologico, l’opera di traduzione è condotta prevalentemente da un gruppo specializzato di professionisti, cioè di un’équipe. Trattasi di un numero considerevole composto da valenti traduttori salariati che collaborano insieme. Al loro progetto, a volte, si affiancano esponenti esterni provenienti dalle varie confessioni cristiane, cattoliche, protestanti, ebraiche, anglicane, ortodosse e altre ancora che rendono un ulteriore contributo di natura esegetica. L’opera collettiva, cosiddetta interconfessionale, ha un carattere collegiale, ecumenico, e fin lì possiamo concordare che si possa collaborare nel rendere fruibile la Parola di Dio nelle varie lingue conosciute. Il lavoro ultimo reso da un team di questo tipo potrebbe allontanare il sospetto che si siano potute infiltrare tra i testi delle vedute di parte e producano “conflitti di interesse”. Tuttavia, alla prova dei fatti, crediamo che quest’azione di sinergia non sia una garanzia sufficiente per riconoscerne la loro neutralità e affidabilità. Vediamo nella nostra indagine il perché.

Nell’incipit di ogni Bibbia sta più o meno scritto quale sia il riferimento che fa capo alla traduzione, tipo questo: Nuova Riveduta sui testi originali, oppure: Nuovissima versione sui testi originali. Le Società bibliche storiche (inglesi e americane) che traducono e stampano in tante lingue, divulgano milioni di copie della Bibbia in tutto il mondo. La missione svolta da loro è pregevole. Le cifre delle vendite effettuate che ci restituiscono sono lusinghiere e lasciano sperare in un crescente e costante apprezzamento della Bibbia. Nel passato, per contrapposizione dottrinale, la loro opera è stata ostacolata dalla chiesa di Roma con bolle di scomunica papale perché di matrice protestante.

Alle Bibbie e traduzioni siamo tutti obbligatoriamente assoggettati e dobbiamo fare affidamento perché non siamo degli esperti di lingue antiche. Per ottenere dei buoni risultati individuali di spiritualità è necessario, se non indispensabile, impegnarsi a usare bene lo spirito critico, come pure il buon senso per arrivare a una sobria valutazione. La disciplina dell’interpretazione biblica viene chiamata ermeneutica e si applica a tutto ciò che è di difficile comprensione. La materia di studio di questa disciplina è altamente complessa. Che ci siano cose difficili a capirsi nelle epistole, lo aveva già preannunciato l’apostolo Pietro con queste parole: «…come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; e questo egli fa in tutte le sue lettere, in cui tratta questi argomenti. In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture». 2 Pietro 3:15,16; NR 2006

Le precauzioni da adottare nell’indagine biblica. Le traduzioni che ci vengono offerte in commercio possiamo accettarle nella misura in cui sono vere traduzioni e non frutto di una manipolazione studiata a tavolino come di fronte ad una scacchiera dove si spostano i pezzi secondo una certa logica. Pertanto, ci riserviamo il diritto di metterle a confronto, le une con altre, quando abbiamo dei dubbi. Questa precauzione è da adottare sia per le traduzioni protestanti (le più numerose), come quelle cattoliche. Una cosa però che non possiamo accettare è quando il traduttore della società di cui fa parte, diventa strumento di propaganda per promuovere il proprio credo religioso. Nel caso non sia di per sé chiaro e cristallino il testo che abbiamo di fronte, una buona regola per tutti è quindi quella di consultare almeno quattro-cinque versioni, possibilmente, anche in altre lingue, per afferrarne il vero senso.
Le annotazioni e i commenti a piè di pagina della Bibbia possono possedere qualche utilità, ma personalmente ritengo che non siano indispensabili, in quanto rischiano di allontanare la nostra mente dal concetto che vorremmo espletare portandoci fuori strada. Spesso hanno l’effetto contrario perché pesanti e complicate al comune lettore.

Avviamoci a scoprire perché ho intitolato lo studio Traduzione o travisamento? Lo scopo di questa mia indagine è volta a dirigere la nostra attenzione verso un noto passaggio della Bibbia, la cui voce è stata alterata con intenzione. Traspare l’interesse di trasmettere al lettore un concetto, un assunto con il quale — chi è familiare con la lettura della Bibbia — non può assolutamente concordare. Perché no? Quello che ci autorizza a crederlo, lo scopriremo nel corso della nostra ricerca che faccio seguire.

Il testo biblico, del quale ci occuperemo qui è rappresentativo per molte altre versioni testualmente identiche succedute ben oltre la data del 2008:

2 PIETRO 1:20,21

Frase tradotta in blu criticabile, non corretta.
Conferenza Episcopale Italiana (CEI 1974, CEI 2008)
20 Sappiate anzitutto questo:
nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, 21 poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio.

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© Pierluigi Luisetti